I GIOVANI E I DISTURBI ALIMENTARI – Lions Club – Distretto 108 L

I GIOVANI E I DISTURBI ALIMENTARI

4 aprile 2020, 18:59

Da molti anni il nostro Club collabora con il Liceo Ginnasio Statale “Augusto” di Roma per la lotta ai disturbi alimentari. Il Liceo è molto sensibile verso questo problema, che coinvolge sempre più adolescenti, tanto che educare i ragazzi ad una corretta alimentazione è ormai un progetto consolidato e annuale.

Il giorno 08/02/2020, nella palestra della scuola, si sono riuniti gli alunni di sei classi del 1° liceo per un incontro sul tema. Come ogni anno sono intervenute la Dott.ssa Daniela Cappelloni, dietologa e diabetologa presso l’ospedale “San Filippo Neri” di Roma, e la Dott.ssa Daniela Zampa, psichiatra presso la ASLROMA1, al fine di affrontare il problema sotto l’aspetto sia fisiologico che psicologico.

Dopo una breve introduzione, volta ad illustrare chi sono i Lions e gli scopi della nostra associazione, ha preso la parola la Professoressa Mara Mulargia, insegnante di educazione fisica, la quale ha spiegato ai ragazzi l’importanza della conferenza, perché “molti di voi ne hanno bisogno o ne hanno avuto. In tanti avete fatto domande, anche in forma anonima, le abbiamo stampate e distribuite a coloro che si sono offerti di leggerle per conto di chi non se la sente di esporsi personalmente”.

Il primo intervento è stato della Dott.ssa Cappelloni che con l’ausilio di schede informative e diapositive ha illustrato ai ragazzi le linee guida del Ministero della Salute per una corretta alimentazione, collegata anche alla pratica delle discipline sportive, perché lo sport è importante per il mantenimento di un buono stato di salute e la sana alimentazione è importante per lo sport. Un concetto importante è che non bisogna demonizzare gli alimenti ma si deve fare attenzione a quelli, soprattutto se confezionati, che contengono grassi idrogenati, in quanto dannosi per la salute delle arterie. Parlando poi di obesità, non sempre ha dietro di sé un disturbo del comportamento alimentare, ma più spesso dipende dalla scorretta alimentazione e dalla sedentarietà. Non è solo un problema estetico bensì una vera e propria malattia cronica recidivante, pertanto va trattata adeguatamente.   

Ha preso poi la parola la Dott.ssa Zampa, la quale ha spiegato ai ragazzi che questo periodo della loro vita è molto bello ma anche problematico. Il motivo è che fino ai 10/12 anni la vita è stata piuttosto ripetitiva ma molto tranquilla, c’erano la famiglia e la scuola dove si andava tutti i giorni, bastava studiare ed essere bravi e le eventuali difficoltà venivano superate con l’aiuto dei genitori e degli insegnanti. Ad un certo punto, però, è successo qualcosa, il corpo, che è la base di noi stessi e della nostra identità, è cambiato. Il nostro corpo è importante, dobbiamo ascoltare e non trascurare i segnali che manda, anche se sembrano eccessivi e magari fanno paura, perché possono indicare un problema da risolvere. Ora è il momento in cui si fanno scelte che implicano anche un coinvolgimento affettivo e spesso possono portare disillusioni, da affrontare consapevolmente. Il passaggio all’età adulta può generare paura e talvolta i ragazzi/e preferiscono “aspettare”, ossia rimanere in una posizione infantile o di inizio adolescenza proprio per non dover scegliere. Il disturbo alimentare si inserisce anche in questa situazione di “non voler crescere”.

I segnali di un disturbo alimentare si manifestano molto prima che esploda la malattia, cioè le persone mostrano di avere difficoltà già nell’infanzia e prima adolescenza. Ad esempio si può pensare a bambine ordinate, che cercano di soddisfare le esigenze dei genitori, molto legate alla madre, talvolta anche in modo conflittuale. E’ difficile per i genitori capire il disturbo del figlio, anche perché per loro può essere molto angosciante e colpevolizzante riconoscere che ci sia un problema. A volte i genitori non se ne accorgono, però già nella scuola elementare se un bambino (o bambina, ovviamente) è più chiuso oppure troppo impulsivo o agitato si può pensare che ci siano delle difficoltà psicologiche, che sono più facili da curare rispetto a quelle di un adolescente.

Il disturbo alimentare si può prevenire e, se ci si accorge che in un bambino o in un pre-adolescente ci sono difficoltà relazionali, insicurezze, una mancata accettazione del proprio corpo o un rifiuto importante della propria identità, si deve intervenire precocemente.

Il disturbo alimentare più conosciuto è l’anoressia, che riguarda soprattutto le ragazze (anche se stanno aumentando i casi tra i ragazzi), condizionate dal modello estetico, fornito dai social, di donna filiforme con scarse caratteristiche femminili. Questo modello le attrae, anche perché essere se stesse è difficile e fa paura, e quindi subentra un blocco del corpo e un controllo da parte della mente di tutte le esperienze e soprattutto del corpo stesso. La persona anoressica è in genere molto intelligente e razionale, un po’ ossessiva e perfezionista, però questo controllo sul suo corpo è un limite, è come se il corpo non volesse crescere ed assumere una forma sessuale. Spesso ci sono difficoltà relazionali e familiari e si deve cercare di aiutare l’anoressica con delicatezza, partendo sempre dall’idea che se un problema viene accettato si può risolvere, ma senza forzarla a mangiare o a curarsi, perché questo la farebbe chiudere ancora di più in se stessa. Bisogna consigliare di farsi seguire da uno psicoterapeuta o, se la situazione è molto grave, da uno psichiatra e da un medico specializzato nel caso in cui l’anoressia sia accompagnata da vomito e bulimia, che possono provocare gravi alterazioni metaboliche e problemi cardiaci. Per uscire dall’anoressia non basta riprendere a mangiare, deve cambiare la mentalità dell’anoressica e bisogna intervenire anche sulla famiglia.

Molte sono state le domande che i ragazzi hanno rivolto alle Dottoresse, a chiara indicazione che il problema è sentito e li coinvolge da vicino, perché nella scuola ci sono stati in passato (e ci sono tuttora) casi di anoressia, anche molto seri e che hanno comportato ricoveri ospedalieri.

Parlando di autostima, che è legata ad un insieme di fattori dipendenti in parte da noi ed in parte dall’ambiente, una mancanza eccessiva della stessa, che poi può corrispondere ad un’ansia esagerata quando si affrontano situazioni anche normali, va approfondita. Può dipendere dalle difficoltà di un ambiente familiare conflittuale (soprattutto per i bambini) o, via via che si cresce, da ideali troppo alti e da una voglia di perfezione difficile da raggiungere. Bisogna quindi diventare consapevoli che magari si è esagerati in tante cose ed iniziare a confrontare i propri sentimenti con la realtà e con le proprie possibilità. Se c’è mancanza di autostima, bisogna capire perché, capire come siamo fatti, cosa chiediamo a noi stessi e cosa vogliamo per poterci apprezzare.

Riguardo all’appartenenza ad un gruppo, a questa età è un importante punto di riferimento ma bisogna anche saper scegliere la propria strada individuale, con specifici interessi, specifici bisogni e specifici desideri. In parte è giusto che il gruppo venga preso come modello ma non deve essere seguito in modo passivo e compiacente. Si deve trovare la propria strada ed accettare di essere come si è, che vuol dire riconoscere le proprie qualità ed i propri limiti. Se una persona è timida e si sente esclusa dal gruppo, deve cercare di farsi accettare ma nel contempo può trovare la propria strada dedicandosi alle cose che le piacciono e incontrando così altre persone con gli stessi interessi.

La Dottoressa Zampa, in seguito ad una precisa domanda rivolta dalla professoressa Mulargia ai ragazzi ed alle numerose mani alzate in risposta, ha poi affrontato il problema delle crisi di ansia. L’ansia ha molte cose in comune con la paura ed entrambe hanno una funzione anche protettiva. Infatti se una persona è in ansia o ha paura vuol dire che identifica un pericolo e ciò può permettere di evitarlo o facilitare la sensazione di non essere concentrata e di dover stare più attenta. Però se l’ansia o la paura diventano eccessive sono totalmente negative in quanto impediscono di pensare e bloccano le funzioni cognitive, cosa molto pericolosa perché può far commettere errori gravi. La nostra società è dominata dall’ansia, perché richiede prestazioni elevate che le persone faticano molto a raggiungere. Tutti pensano di doversi adeguare ad un sistema e si tende a “copiare” i più bravi. Questo porta a trascurare le proprie qualità che invece potrebbero essere quelle più importanti perché aiutano ad affrontare la vita. La persona forte è quella che vive la vita di tutti i giorni riuscendo ad utilizzare la propria razionalità per superare gli ostacoli. Quando pensiamo che l’ostacolo sia superiore alle nostre capacità, dobbiamo innanzitutto individuare gli obiettivi che possiamo affrontare, facendo delle scelte in base alla nostra indole. E’ anche importante ammettere un proprio deficit, perché così può essere colmato, mentre nasconderlo non permette di superarlo. Bisogna comprendere da che cosa derivano l’eccessiva ansia e paura delle situazioni, per riuscire a superarle.

La conferenza si è chiusa con l’impegno a continuare questa battaglia importante per aiutare i giovani, che sono la nostra speranza e il nostro futuro.

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