Resoconto convegno “I Territori dell’Umbria Meridionale: energia idroelettrica, prevenzione dei dissesti idrogeologici e sviluppo sostenibile” – Lions Club – Distretto 108 L

Resoconto convegno “I Territori dell’Umbria Meridionale: energia idroelettrica, prevenzione dei dissesti idrogeologici e sviluppo sostenibile”

20 maggio 2019, 11:32

Si è svolto a Narni 17 maggio 2019 il convegno organizzato dal Lions Club Narni insieme al Rotary Club di Terni sul tema “I Territori dell’Umbria Meridionale: energia idroelettrica, prevenzione dei dissesti idrogeologici e sviluppo sostenibile”. I relatori tutti di alto profilo hanno offerto interventi con tanti spunti utili a stimolare la riflessione sulle grandi risorse culturali e ambientali disponibili, considerate come opportunità per uno sviluppo sostenibile.

Dopo i saluti istituzionali di Lorenzo Lucarelli, Assessore alla cultura e turismo del Comune di Narni, che ospitava l’evento nella prestigiosa sede dell’ex chiesa di San Domenico, è stata la volta di Gianfranco Cesarini Presidente del Club per l’UNESCO di Perugia-Gubbio-Alta Umbria, che ha sottolineato come un patrimonio ambientale e culturale di tale portata, presente nell’Umbria meridionale, non possa non ambire a candidarsi come bene d’importanza mondiale. Infine sono stati portati i saluti di Leda Puppa, Governatore del distretto 108L del Lions Club, da Manlio Orlandi, Segretario Distrettuale.

Mauro Andretta, Presidente Lions Club Narni e Luca Cipiccia, Presidente del Rotary Club Terni hanno introdotto le relazioni – evidenziando come le stesse spaziassero dallo studio storico all’analisi tecnica ed alla disamina del quadro giuridico amministrativo e regolatorio – richiamando il tema centrale, rappresentato dal rapporto storico che passa tra il fiume Nera e il territorio che attraversa, focalizzando l’obiettivo condiviso di lavorare nella direzione di candidare i territori dell’Umbria a patrimonio dell’Unesco.

Da questo punto di vista, hanno specificato, la valorizzazione delle risorse territoriali, declinata in chiave di promozione dell’ambiente, vede lo stesso, sia antropizzato che naturale, come contenitore di opere millenarie in equilibrio dinamico ora più che mai orientato allo sviluppo sostenibile ed integrato del territorio caratterizzato dal corso del basso Nera.

Le relazioni previste, infatti, si sono snodate, grazie anche alla sapiente regia del moderatore Roberto Nini, attorno al comune nucleo d’interesse, al fine di mettere in luce quanto di eccellente è stato realizzato nel corso del tempo e quali altre opportunità d’intervento ed investimento sono ipotizzabili – e talora necessarie – al fine di perseguire uno sviluppo sempre più sostenibile.

Il primo relatore, lo storico locale Giuseppe Fortunati, ha parlato delle Gole del Nera presso Narni come luogo da sempre considerato un sito ove sfruttare la forza delle acque, dapprima per alimentare i mulini, poi gli opifici fino ad arrivare alle prime centrali idroelettriche. Fortunati ha così ripercorso la storia dell’Ing. Aldobrando Netti, progettista della Centrale di Narni, messa in servizio tra le prime nel Regno d’Italia, il 10 novembre del 1892, con una potenza di 60 Kw che servivano per accendere 700 lampadine a Narni, una delle prime città in Italia ad avere la luce elettrica. Nel 1893 Netti progettò e realizzò la diga e la seconda centrale, detta della Morica. Negli anni successivi lo stesso ingegnere costituì società e contribuì alla costruzione di diversi altri importanti impianti elettrici ed idrici a Foligno, Orvieto, Norcia, Spoleto, Fabriano, Spoleto, Ronciglione, Todi, Acquapendente e Viterbo.

La seconda relazione è stata presentata da Paola Reichenbach, geologa e prima ricercatrice dell’Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica del Centro Nazionale delle Ricerche sul dissesto geo-idrologico in Umbria meridionale. In modo molto chiaro e con l’ausilio di un idoneo apparato visivo, sono stati presentati i dati storici sui movimenti franosi che hanno interessato l’area in esame, evidenziando la fragilità di un territorio, in particolar modo ove ci sono stati fenomeni antropici e di disboscamento o incendio. Una ricca panoramica dei diversi tipi di dissesto idrogeologico e uno storico dei movimenti franosi ha fatto comprendere come sia necessario intervenire sul controllo e la regimazione delle acque superficiali e meteoriche.

Antonio Iannoni ha trattato del sistema di gestione delle acque dell’asse Nera-Velino dalle origini ai nostri giorni. In questo ambito ha tracciato una sintetica storia della realizzazione della Cascata delle Marmore, in quanto non costituita da fenomeni naturali, bensì frutto di interventi di ingegneria idraulica grazie al lavoro protrattosi dall’epoca dei romani, con Curio Dentato, con poi le varie opere di cava e fasi di sviluppo, fino alla costruzione nel novecento delle grandi centrali tra le quali primeggia quella di Galleto.

Iannoni ha ricordato che si è così trasformato mirabilmente un paesaggio, facendolo divenire unico al mondo, sia per la storia stessa della Cascata e del sistema delle acque in generale, sia per le opere che oggi rappresentano un enorme patrimonio di archeologia industriale oltre che infrastrutture tuttora in esercizio, come nel caso delle vasche e dei canali.

Iannoni ha pure affermato che nel parlare di territorio, dal punto di visto del sistema idroelettrico, ci si deve riferire ad un comprensorio molto ampio i cui confini sono determinati dal sistema delle acque e dal suo sviluppo nella storia, partendo da Marmore ed estendendosi verso Rieti, con i laghi di Piediluco, Ventina, Ripasottile, Lago Lungo, Salto, Turano e i fiumi Velino, Canetra, Peschiera e alto Tronto. Nell’altra direzione, invece, si tratta del complesso di Papigno, di tutta l’asta del Nera fino alla confluenza con il Tevere, incontrando i siti industriali ternani, Narni, Stifone fino ad arrivare a Corbara. Un territorio quindi molto esteso che non è mai stato adeguatamente offerto come risorsa per il turismo.

Ha quindi concluso con la concreta possibilità di coniugare storia e ambiente anche a fini turistici, ma con competenze multidisciplinari e presupponendo la messa a sistema dei vari aspetti tematici che rendono di grande valore ed interesse i territori dell’Umbria Meridionale che vanno dalla Valnerina Ternana, abbracciano la città capoluogo e giungono fino al comprensorio Narnese-Amerino.

Valter Cardaci (ERG), ha illustrato il nucleo idroelettrico di Terni e il ruolo che riveste nella gestione del rischio idrogeologico.

L’intervento si è posto l’obiettivo di illustrare la distribuzione degli impianti di produzione di energia idroelettrica e delle dighe del Nucleo idroelettrico di Terni della ERG Hydro, che rappresentano una risorsa strategica per il territorio e l’ambiente per un naturale scopo protettivo del territorio di valle, grazie ad una corretta gestione atta a garantire la massima affidabilità delle dighe ed un efficace governo delle piene fondamentali per controllare gli effetti idraulici ed il conseguente rischio idrogeologico che ne deriverebbe.

Cardaci, dunque, ha approfondito l’attuale organizzazione dell’ERG, invasi, gestione dei flussi d’acqua, regolazione delle piene, grande progetto Tevere, Nera, Velino altri fiumi.

Marco Rettighieri (Presidente Consorzio COCIV) Ha voluto aprire una finestra sul futuro mettendo al centro dell’attenzione l’ambiente, nella più ampia accezione del termine, ambiente oggi sfruttato in maniera intensiva con risvolti negativi per il clima e la vita stessa del pianeta. La relazione ha voluto attrarre l’attenzione sulla necessità di usare produzioni agricole selezionate, sfruttamento delle risorse idriche razionalizzate, diversificazione delle produzione al fine di sfamare il sempre maggior numero di esseri umani senza distruggere ciò che ci rimane e utilizzando risorse energetiche rinnovabili.

Le conclusioni hanno visto l’auspicio da parte dei Presidenti Andretta e Cipiccia affinché il progetto per la tutela Unesco possa trovare nell’asse del tematismo fluviale uno dei suoi punti forza ed elementi qualificanti. Soprattutto con riferimento al collegamento tra la pista ciclopedonale delle Gole del Nera con un tracciato ben più grande che si possa ricongiungere con la Cascata delle Marmore e di lì collegarsi con l’asse della Assisi-Spoleto-Norcia e con l’itinerario della Via di Francesco. Sarebbe, infatti, questo un modo nuovo e fondamentali per promuovere il turismo mettendo in rete le attività ricettive e produttive già esistenti, e tutto il patrimonio naturalistico, storico ed artistico della zona.

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