24 giugno 2015, 12:07
Celebrato a Nepi il 27° anniversario del Club Roma Pantheon.
L’acquazzone era nell’aria, ma gli elementi non si sono scatenati prima che finisse la cerimonia. Sabato 20 giugno, nella cittadina diventata famosa per la sua acqua che sfocia nei prati e che l’industria esporta in tutta l’Italia, ci siamo ritrovati in tanti per visitare le catacombe e la Rocca dei Borgia: centoventi scalini scanditi da uomini, donne e bambini, per ammirare dall’alto le forre – o i “cavoni” nel dialetto locale – che squarciano il terreno e ti aprono un panorama mozzafiato. La mattina passa così tra saluti, ricordi e racconti, fino alla cerimonia che, da qualche anno, si svolge in modo inusuale. Chi riconoscerebbe gli antichi soci, riuniti in un sontuoso salone di uno sfarzoso hotel, negli attuali soci in abbigliamento casual, che enfatizza il confort a dispetto dell’uniformità? Eppure siamo quelli di sempre, con l’antico desiderio di fare qualcosa per gli altri. Bruno Ferraro, il decano fondatore del Club, celebra la Charter: è il momento più importante, che si è sempre svolto secondo la più affermata tradizione, ossia con un discorso pomposo e solenne che richiama i fasti di un recente passato coperto di gloria. Oggi, però, è diverso: Bruno chiama inaspettatamente alcuni soci, una donna e due uomini, e li invita ad esporre le ragioni per cui sono Lions; ne esce un quadro nuovo e completamente diverso rispetto al passato, dove si muovono sentimenti, emozioni e suggestioni. E dove non si parla più di cose fatte ma di progetti da attuare, per essere coerenti con i principi e gli obiettivi che il lionismo ci indica. Il resto è cronaca, caratterizzata dalla relazione del Presidente uscente Alessandro Tomassi e dalla presenza del Presidente entrante Alessio Rossini. Ora ci aspetta un altro anno di attività e ci siamo ripromessi di concluderlo ancora in modo irrituale; perché abbiamo scoperto che in jeans e t-shirts siamo più allegri e più uguali.
Giancarlo Scivoletto
